Goffredo Dell’Appennino, eleganza dell’anima.
Al comando del BVLGARI HOTEL MILANO, il General Manager Goffredo Dell’Appennino si racconta in una storia di successo che si snoda tra percorsi di vita, sliding doors e tanta passione. Un percorso di esperienza immersiva tra le vie dell’hôtellerie più prestigiosa che gli ha permesso di diventare un vero numero uno. A lui la parola.
Iniziamo dalla tua storia, dove tutto inizia.
Inizia qui a Milano, proprio al BVLGARI Hotel come cameriere al ristorante: mi sono innamorato di questo settore, della ristorazione in primis e dell’hôtellerie a seguire. Ho deciso, non provenendo da studi alberghieri, di fare il corso di Sommelier AIS e di specializzarmi nel mondo del vino, volevo crearmi una vera e propria cultura per potermi destreggiare tra i vini italiani e francesi.
Lo step successivo, per coniugare la passione del vino e lo studio della lingua inglese, è stato il trasferimento a Londra, non va dimenticato che il Regno Unito è sempre stata una nazione con grande cultura del vino, un punto nevralgico per il suo commercio. Ho trovato lavoro da Gordon Ramsay quando la sua fama di Chef pluristellato era ai vertici mondiali. Ho iniziato nel suo ristorante Royal Hospital Road e successivamente da Maze: mi sono trovato in un’epoca di innovazione senza precedenti. È stata una scuola incredibile, eravamo circa 15 sommelier con la responsabilità di gestione di una cantina importantissima, all’epoca Ramsay aveva 14 ristoranti e ne stava aprendo altri negli Stati Uniti, noi del Team eravamo invitati a tutti gli eventi di presentazione dei vini, un privilegio che va oltre la scuola e dava la possibilità di mettere in pratica quanto studiato. Fisicamente è stata molto dura, gli standard erano altissimi, l’intensità del lavoro continua, non esistevano giorni di festa né momenti tranquilli durante le giornate, ma è stata una palestra e scuola di vita senza pari.
Inizia poi un importante percorso in Asia…
Nel 2007 Bvlgari stava aprendo il ristorante nella Torre di BVLGARI a Tokyo (nel quartiere Ginza, è la boutique Bulgari più grande al mondo) e cercavano un sommelier, non me lo sono fatto ripetere due volte. Mi sono trasferito in un nuovo mondo, ma ero tornato in Bvlgari dove l’atmosfera, i valori aziendali e le persone mi erano rimaste nel cuore. Sono rimasto lì tre anni come sommelier, avevo 24 anni, stavo creando la mia prima carta dei vini e avevo tanto ancora da imparare.
Dopo si è aperta l’opportunità di diventare Restaurant Manager e di trasferirmi a Hong Kong dove Ritz-Carlton (parte del nostro gruppo) stava aprendo un nuovo hotel. Insieme a uno splendido team mi sono dedicato appieno a questa nuova esperienza in una città dinamica e in forte espansione. Hong Kong è stata porta per l’Occidente, per la Cina e per l’India in un momento storico irripetibile: quindici anni fa l’Asia era diversa da come la viviamo adesso.
Torno in Giappone a 30 anni come General Manager di tutta la struttura della Torre di Tokyo, una esperienza che mi fa acquisire una formazione più gestionale e di grande responsabilità.
Dopo tre anni volo a Shangai ad aprire come Hotel Manager il nuovo BVLGARI Hotel, una meravigliosa sfida portare il Lifestyle italiano in Cina, iniziare la collaborazione con Chef Niko Romito e prendere la stella dopo solo tre mesi di attività.
Torno nuovamente a Tokyo per Edition, altro brand del gruppo creato da Ian Schrager, l’ideatore del genere boutique hotel che con una vera e propria visione lifestyle dell’accoglienza mi ha aperto un mondo ancora diverso mescolato alla cultura americana.
Rientro in Italia dopo 15 anni, proprio da dove sono partito, al BVLGARI Hotel Milano.
La responsabilità è stata grande: tante persone che ci lavorano, l’iconicità del posto, un hotel che è sempre andato bene e che nel momento in cui tornavo arrivava dall’esperienza di due anni di Covid. Il mondo cambiava e tutto ricominciava, bisognava essere pronti a riprogrammare tutti i codici personali e lavorativi.
È stato molto bello ritrovare colleghi ed ex colleghi con cui avevo lavorato che mi hanno riaccolto e supportato, non per ultimi i clienti felici della mia crescita professionale.
Un nuovo progetto?
L’ampliamento della nostra palestra. I nostri clienti hanno una grande attenzione per la salute e il mantenersi in forma, abbiamo un SPA molto importante e vogliamo riuscire a dare alla zona fitness uno spazio migliore che ci permetterà anche di potere accogliere clienti esterni con una membership dedicata.
Durante il Covid abbiamo ristrutturato la BVLGARI Suite, un luogo davvero unico e magico, abbiamo aumentato le camere da 58 a 61, abbiamo creato una Spa Suite e una saletta privata al ristorante… di certo non ci fermiamo e siamo sempre alla ricerca di modi per migliorarci.
Il valore aggiunto del BVLGARI Hotel Milano?
Il lifestyle italiano nel senso completo del suo termine: siamo l’unico brand dove l’Italia si respira ovunque e fa sentire davvero le persone a casa. La scena di Milano di vent’anni fa era molto diversa da ora e noi siamo stati una vera innovazione a partire dal mood dell’aperitivo in hotel, che prima non esisteva.
Il luogo è magico grazie anche al nostro giardino, siamo nel cuore di Brera in un’isola felice all’interno della città, il nostro servizio è estremamente professionale e impeccabile, ma al tempo stesso genuino e accogliente con un respiro umano che rimuove barriere, pur mantenendo un grande rispetto. Mi sento di dire senza riserve che l’umanità è un valore che ci contraddistingue: io stesso sono testimone del fatto che prima esiste la Persona: ho iniziato come semplice cameriere, chi mi ha assunto ha visto in me le qualità umane e mi ha dato l’opportunità e gli strumenti di diventare ciò che sono adesso.
Cosa c’è di tuo nell’hotel?
Ti rigiro la domanda: cosa ho dell’hotel dentro di me.
Questa è stata la mia prima esperienza di lavoro e di vita. Sono io che porto dentro l’hotel , io do quello che l’hotel ha insegnato a me. Ciò che l’hotel mi ha dato in questi anni è l’essenza del concetto di ospitalità, quello che ho assorbito e che cerco di trasmettere al mio Team.
La tua più grande soddisfazione?
Sono due e viaggiano parallele: colleghi e clienti. Torno a casa soddisfatto perché i clienti sono felici di essere qui e se ciò accade è grazie al Team che lavora con me. La loro crescita è fondamentale, vogliamo promuovere ogni anno persone, vogliamo fare sentire ognuno unico e orgoglioso di lavorare qui.
Ti racconto un aneddoto. Il primo giorno di lavoro stavo sbarazzando un tavolo e Attilio Marra, all’epoca General Manager, mentre passa mi saluta con un sorriso: « Ciao Dino! » Io rimasi senza parole dal fatto che lui, la persona più importante a livello gerarchico dell’hotel, sapesse il mio nome.
Cosa consigli a chi vuole fare il tuo lavoro?
Di non avere paura a lavorare tanto, ma con qualità e obiettivi e soprattutto per aziende che danno possibilità di crescere e credono in voi. Lavorare tanto a vuoto non porta da nessuna parte, mentre invece porsi obiettivi aiuta moltissimo.
Viaggiate più che potete, il bagaglio culturale e di esperienza è immenso. Ciò che è l’aspetto economico arriva di conseguenza: se avessi dovuto scegliere la mia seconda esperienza a Londra in base alle ore e alla mole di lavoro quantificate allo stipendio ricevuto non sarebbe stato possibile, ma mi ha dato così tanto in cambio che quel sacrificio è stato meglio di qualsiasi scuola.
Cosa diresti oggi al Goffredo di vent’anni fa?
Di non mollare mai e di seguire l’istinto senza paura, perché alla fine non è andata così male.
Photo courtesy Bulgari Hotels