Le Costantine, elogio della Donna.
Raccontare storie che lasciano segni tangibili, storie che si mescolano ai profumi e ai colori del sud e si intrecciano con vite dalle mille sfaccettature. Cosa è il lusso se non questo, il ricordare e il farsi ricordare nel tempo, senza che la sua patina ingiallisca quello che si è fatto? Le Costantine è una realtà che si dispiega in un secolo e mezzo dando vita a un metodo virtuoso in cui l’arte della tessitura e del ricamo diventano il tramite per emancipare le donne. E proprio il Laboratorio di tessitura a mano è stato scelto da Maria Grazia Chiuri per la Collezione Cruise 2021 di Dior conferendo un successo planetario – e meritatissimo – a quella che agli inizi del Novecento era già una idea innovativa e visionaria.
Lascio la parola a Maria Cristina Rizzo, Presidente della Fondazione, che ci racconta l’essenza de Le Costantine.
Una storia di donne per le donne. Da dove inizia?
La storia di quella che poi diventerà la Fondazione Le Costantine inizia a fine ‘800 nella piccola frazione di Casamassella del Comune di Uggiano la Chiesa in provincia di Lecce.
Casamassella è un piccolo borgo, collocato a ridosso della valle dell’Idro che la collega alla vicina Otranto, scelto come residenza dalla nobile famiglia Starace-De Viti de Marco.
A scrivere le prime pagine di questa lunga e bella storia sono due cognate, femministe ante litteram, illuminate, emancipate: Carolina De Viti de Marco e Harriet Latrop Dunham (detta Etta), la moglie americana di Antonio De Viti de Marco, celebre economista e meridionalista convinto.
Le due cognate abbracciarono la causa dell’emancipazione femminile e, per favorirla, scelsero di mettere a frutto i saperi artigiani che le donne del territorio già possedevano, convinte che non potesse esserci emancipazione senza autonomia economica.
Avviarono così una fiorente scuola di ricamo e tessitura, aderirono alle Industrie Femminili Italiane, parteciparono ad esposizioni internazionali ed esportarono i pregiati manufatti in tutto il mondo.
Il piccolo borgo di Casamassella divenne così noto in tutto il mondo.
Dopo le madri, per una sorta di trasmissione intergenerazionale, le attività tessili furono proseguite dalle figlie di Carolina, Lucia e Giulia Starace, mentre la figlia di Etta e Antonio, Lucia De Viti de Marco, aiutata dalla cugina Giulia Starace, si occupò della cura e dell’istruzione di bambini e bambine poliomelitici.
Nel 1982, due anni prima di morire, Giulia Starace costituisce la Fondazione Le Costantine. Dopo pochi anni la cugina Lucia De Viti de Marco lascia tutti i suoi beni alla Fondazione Le Costantine.
Il territorio, da qui tutto parte e tutto ritorna. Quanto è importante l’identità in un progetto come il vostro?
Un progetto come il nostro è assolutamente identitario: senza non esisterebbe. L’appartenenza a questo borgo, la realizzazione delle volontà delle nostre benefattrici, la ricerca costante del benessere psico-fisico di quanti in questa fondazione di adoperano o dalla fondazione sono ospitati, il rispetto dei ritmi della natura, la ricerca della bellezza attraverso i manufatti tessili fanno parte del nostro DNA e costante è il nostro impegno per conservare la nostra identità.
La Fondazione, anima pulsante di Le Costantine. Come è organizzata e quali sono gli obiettivi?
La Fondazione è retta da un Consiglio di Amministrazione.
Io (Maria Cristina Rizzo ndr) sono arrivata in Fondazione nel 1998: ero sindaco di Uggiano ed il sindaco è componente di diritto del C.d.A.
Ero giovane e lo era anche la Fondazione, nessuna attività di quelle previste dallo statuto era stata ancora avviata ma io mi resi conto subito dell’immenso patrimonio culturale che custodiva questa grande Tenuta alla periferia di Casamassella e mi misi all’opera. Conclusi i miei due mandati da sindaco, sarebbe dovuto finire anche il mio impegno in Fondazione, ma fui immediatamente coptata nel CdA come consigliere e nel 2009 eletta presidente. Ora sono al mio quindicesimo anno di presidenza e di progressi la Fondazione ne ha fatti tanti.
Attualmente la Fondazione si occupa di tessitura artigianale, accoglienza turistica per tutti, con uno sguardo particolare alle persone con fragilità; agricoltura biodinamica e formazione professionale.
Un obiettivo raggiunto che vi rende orgogliose?
Di obiettivi ne abbiamo raggiunti tanti in questi anni e quello che ci rende orgogliose e aver dato la possibilità a tante donne di continuare ad essere artigiane anche in piena globalizzazione.
L’arte della tessitura, un valore inestimabile che si tramanda di generazione in generazione. Come preservare questo tesoro, impedendo che possa disperdersi nel tempo?
Riaprire il laboratorio di tessitura nei primi anni 2000 è stata una sfida. In questi anni abbiamo innovato, introdotto l’uso di nuove fibre (cachemire, seta), realizzato manufatti per il settore Moda, organizzato corsi di formazione per diffondere questi saperi, garantito il ricambio generazionale, sistemato l’archivio perché la storia di questo luogo sia accessibile a tutti. Abbiamo creato le condizioni perché altre, dopo di noi, possano continuare a diffondere questi saperi e preservarli dall’oblio.
Voi e Dior, dove l’alta moda incontra la tradizione. Come è accaduto?
Abbiamo incontrato la prima volta Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, il 4 marzo 2020. E’ venuta a trovarci perché cercava laboratori artigianali dove far realizzare i tessuti per la sfilata Cruise 21 che si sarebbe dovuta tenere nel successivo mese di Maggio in piazza Duomo a Lecce.
Un incontro informale, schietto, produttivo. Ci è sembrato di toccare il cielo con un dito. Avevo sempre desiderato che qualche casa di moda ci scoprisse, ma mai avevo immaginato che lo facesse la più importante Maison. Il lockdown immediatamente successivo dissolse repentinamente i nostri sogni, ma il Covid non aveva fatto i conti con la tenacia di Maria Grazia Chiuri e con la nostra straordinaria ed anche inaspettata (per tutti noi) capacità organizzativa.
Riuscimmo ad organizzare una squadra di 30 tessitrici, molte delle quali lavoravano in smart working e, sebbene travolte da una consistente mole di ordini, tutto è filato liscio come l’olio. Ed a me piace credere che la “regia” sia di chi, da lassù, ci guida.
Le vostre creazioni più amate?
È difficile scegliere tra le tante creazioni belle che si realizzano nel laboratorio di tessitura.
Meravigliosi sono i plaid in cachemire e seta, ma anche gli arazzi che abbelliscono le pareti delle case più prestigiose. Un must sono diventate le tote e le ciabattine realizzate con la tecnica del fiocco leccese.
L’emancipazione femminile in un luogo dell’Italia in cui certamente la donna ha fatto più fatica ad affermarsi e a rendersi indipendente. Credi che sia ancora difficile o la strada è in discesa?
Continuo a ritenere, come le nostre benefattrici, che l’indipendenza economica sia fondamentale per una vera emancipazione. Sicuramente molto è stato fatto in questa direzione e possiamo dire che la strada sia in discesa, ma non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo adoperarci ogni giorno per la tutela dei diritti già conquistati e per avere quelli che ancora mancano per raggiungere una reale parità di genere. Ma qui il discorso si fa lungo ed io mi appassiono troppo su questi temi.
La Puglia può aspirare ad essere non solo destinazione, ma luogo in cui scegliere di vivere e lavorare senza sentire il bisogno di emigrare?
Il nostro Salento e la nostra Puglia non sono più da tempo territori arretrati, qui non mancano le occasioni di lavoro, la qualità della vita è alta, il contesto meno frenetico, le relazioni più fraterne e amicali, la bellezza dei luoghi una carezza per lo spirito. La nostra terra offre tanto ed è certamente un luogo dove rimanere, senza emigrare. E questo era il desiderio delle nostre fondatrici, Grandi Donne.
Quale è l’augurio più sincero che possiamo farci, donne per le donne, per un futuro sempre più consapevole?
Avere coscienza di sè e delle proprie potenzialità. Il mondo sarebbe decisamente migliore se le donne avessero la possibilità di essere protagoniste tanto quanto gli uomini.
Photo Courtesy Fondazione Le Costantine