ARU EYEWEAR, ARCHITETTURA DELLO SGUARDO
Aru Eyewear, Architettura dello sguardo.
In questa intervista a Daniela Verazzo, founder e anima creativa di Aru Eyewear, facciamo un viaggio tra architettura, design e la luce brillante del Made in Italy. Una persona che infonde luce e entusiasmo e che si è reinventata dando spazio alla propria creatività e a una buona dose di incoscienza e coraggio nel creare uno dei brand più esclusivi, trendy e audaci del panorama internazionale.
Il passaggio dall’architettura al design di occhiali non è scontato. Cosa ti ha affascinata di questo mondo al punto da volerlo trasformare in un progetto imprenditoriale come Aru Eyewear?
Non è così scontato, ma neanche poi così diverso. È un passaggio di materiali — da quelli destinati alle costruzioni a quelli degli accessori — ma la progettualità resta la stessa. La scelta di materiali di qualità, la direzione dei lavori, la gestione delle maestranze e il know-how tecnico, estetico e funzionale accumulato in vent’anni di esperienza trovano piena continuità in questo percorso.
Spinta dalla mia passione per estetica e funzionalità, ricerca e progettualità, ho voluto offrire nuove prospettive a un pubblico capace di riconoscere la qualità e il comfort di ciò che indossa, e che desidera esprimere sé stesso attraverso l’occhiale. Nel 2019 ho compiuto un passo decisivo verso il fashion design fondando ARU, un nome che richiama la “luce brillante” di un brand che sviluppa i propri prodotti interamente in Italia, dal concept al più piccolo dettaglio produttivo.

Ogni brand ha un DNA riconoscibile. Quali sono i tratti stilistici e culturali che definiscono l’identità di Aru e lo rendono unico all’interno del panorama dell’occhialeria italiana?
Il design creativo, lo studio funzionale della struttura e della calzata, la ricerca dei materiali per qualità e innovazione, la cura artigianale supportata da tecniche di lavorazione moderne: tutto questo rappresenta la quintessenza del 100% Made in Italy di ARU. Le forme nascono come linee architettoniche, da un substrato culturale profondo, dove la creatività è sempre supportata da ricerca tecnica ed estetica su spessori, tridimensionalità, trasparenze e abbinamenti materici anche inusuali.
I materiali sono i più pregiati della tradizione italiana dell’occhiale — come acetati di cellulosa a basso contenuto di solventi e metalli nickel free — lavorati con tecniche raffinate: tagli, ribassi, fresature, laserature, profili e smaltature. Dietro ogni modello ci sono mani esperte e passione, quella degli artigiani italiani che danno vita alle nostre collezioni. I colori, infine, raccontano l’inconfondibile gusto della moda italiana: a contrasto o in nuance, regalano riflessi e sfumature sorprendenti a chi li indossa.

La manifattura italiana è sinonimo di eccellenza. Quanto contano i materiali e l’artigianalità nel processo creativo e produttivo dei vostri occhiali?
Sono il vero cardine del progetto. Le lavorazioni artigianali — tagli, ribassi, fresature, incisioni laser, smaltature — sono affidate ai migliori maestri dell’occhialeria italiana. Per il modello Perla Luxury Limited Edition, ci siamo affidati a un’azienda leader per l’applicazione, rigorosamente a mano, di strass Swarovski in forme diverse su tutto il frontale. Si tratta di lavori certosini, lontani anni luce dal mass market standardizzato che ci circonda.
Fondare un marchio indipendente non è mai un percorso semplice. Qual è stata la sfida più significativa che hai dovuto affrontare e che insegnamento ne hai tratto?
Non è stato semplice, ma non ho mai perso la passione né la determinazione. Durante il periodo del Covid ho deciso di studiare e approfondire materie lontane dal mio background professionale — dai materiali alle fasi produttive, fino al marketing. Ho imparato ad avere fiducia in me stessa, a uscire dalla mia comfort zone. Lasciare un lavoro stabile per mettermi in gioco non è stato facile, ma la voglia di testare le mie capacità tecniche, creative e imprenditoriali ha preso il sopravvento. Così ho iniziato a modellare, letteralmente e simbolicamente, il brand ARU.

Guardando al futuro, quale visione hai per Aru Eyewear nei prossimi anni: crescere all’estero, spingere sulla ricerca stilistica o investire nella sostenibilità?
Il futuro è già orientato verso il mercato estero, dove il “ben fatto” italiano è davvero apprezzato. In Italia, purtroppo, l’omologazione è ancora molto forte: si tende a preferire prodotti brandizzati, spesso solo assemblati nel nostro Paese, ma qualitativamente inferiori. All’estero, invece, la qualità è percepita come un tratto distintivo, il vero lusso. Già oggi utilizziamo materiali sostenibili, sia per le montature sia per gli astucci, e credo che questo aspetto contribuirà sempre più alla crescita e alla visibilità del brand.
Gli occhiali sono molto più di un accessorio: raccontano chi li indossa. Quale messaggio o sensazione vorresti che una persona trasmettesse scegliendo un modello firmato Aru?
“ARU you ready for you?” Sei pronto a essere te stesso? A dire chi sei davvero e cosa ti fa stare bene? Sei pronto a metterti al centro, a dare priorità a te stesso?
Io l’ho fatto, uscendo dal mio territorio e affrontando il mondo senza paura di sbagliare o di non essere compresa da tutti. Solo chi non agisce, non sbaglia mai. Vorrei che chi indossa un occhiale ARU si sentisse autentico e libero. Che scegliesse un accessorio che non passa inosservato, ma che attrae per un dettaglio — il colore, la forma — e che diventa così naturale da dimenticare di averlo addosso.
Photo courtesy Aru Eyewear




